La sessualità nella disabilità
Per iniziare questa rubrica in modo trasparente e privo di barriere,corro il rischio di toccare un tabù,ma l’identità sessuale è una cosa seria. Disabilità e diritto alla sessualità nel nostro Paese non trovano quasi mai conciliazione.Qualcuno la chiamera’mera prostituzione,ma senza assistenza il diritto alla sessualità viene negato, costringendo nei fatti a soluzioni alternative,ai margini del legale,ma soprattutto sofferte per i familiari o per il disabile medesimo.Per ovviare a tutto ciò.Esiste una proposta presentata in Senato. Si chiede una legge per istituire e tutelare la figure dell’assistente sessuale per diversamente abili. Una figura professionale già presente in Svizzera, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Austria. Il disegno di legge si compone di un unico articolo che al comma 1 prevede l’istituzione presso ogni Regione di un elenco di assistenti per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone con disabilità mentre al comma 2 definisce i requisiti necessari per essere inseriti nell’elenco suddetto.Altra cosa è il fenomeno del devote.Gli individui che praticano il devotismo vengono chiamati con il termine devotee, e dichiarano un’attrazione sessuale per donne e uomini che possiedono un’handicap fisico o che hanno subito amputazioni di uno o più arti. La componente patologica di questo fenomeno risiede e prende consistenza nel fatto che l’interesse è indirizzato solo verso la parte amputata o l’handicap e raramente verso la persona e le sue qualità umane.Concludo con una frase di Herbert Marcuse:“Questa società cambia tutto ciò che tocca in una fonte potenziale di progresso e di sfruttamento, di fatica miserabile e di soddisfazione, di libertà e d’oppressione. La sessualità non fa eccezione.”
Sara Zanon