Ritrovare l’amore per sè e per gli altri per ritornare a vivere

Quanti amici abbiamo che soffrono di depressione? La cosiddetta “ombra nera” che incupisce chi ha subito lutti, abbandoni, delusioni, insuccessi, ma anche chi incomprensibilmente non sente più la gioia di vivere, non trova più un senso nella propria esistenza.

Senza avere la presunzione di voler semplificare e trovare banalmente una soluzione ad una patologia oggetto di studio della psicoanalisi da più di un secolo, voglio però porre un tema di riflessione raccontando un fatto di cronaca che mi ha particolarmente colpito, quello di Enrico Abumhere.

Enrico era un giovane calciatore promettente, di origine nigeriana, appassionato e con la speranza di entrare a far parte delle società calcistiche più famose. A diciotto anni ha un incidente in allenamento e le successive visite ed analisi gli rilevano che il suo dolore alla coscia è dovuto ad un tumore raro, un osteosarcoma. La drammatica scoperta gli cambia radicalmente la vita: “Mi è crollato il mondo addosso… ho subito tredici cicli di chemioterapia e ho sperato di risolvere con una protesi interna, ma il tumore saliva… Così, non ho più la gamba destra e ho avuto un periodo durissimo, ma sono credente e so che quando si chiude una porta Dio ti riserva un piano B che sarà molto più bello. Questa sarà la mia rivincita”.

Le sue sono parole profonde come un martello che incide con forza la roccia del male e del dolore, per farne poi uscire un ruscello fatto di speranza e di voglia di vivere, ancora.

E così a 21 anni, rassegnatosi all’idea di non potere inseguire la strada del calcio, decide di investire capacità ed energia in quella che è un’altra delle sue passioni: la musica. Diviene così un rapper e le sue canzoni sono oggi un riferimento per tanti ragazzi vicini e lontani che “hanno sofferto come me e che ora mi scrivono e io sono la loro voce”. Grazie a YouTube viene conosciuto ed apprezzato sempre di più e la sua canzone ’Enrico’  raggiunge le 200mila visualizzazioni”.

Il video è ambientato nel suo quartiere di Bologna e fa riferimento all’ospedale dove ha vissuto il suo calvario, alla disperazione di sua madre, alla protesi della sua gamba, ma anche alla constatazione di come il dolore non possa più fargli male. La canzone è dedicata “a tutti i ragazzi che hanno sofferto come me e sono negli ospedali, vi voglio bene”.

Ma merita leggerla tutta la sua intervista, perché lui aggiunge: “Ogni problema deve essere affrontato, nessuno può fermare la tua volontà e per questo quando ci siamo trasferiti in Inghilterra, a Manchester, dove mio padre vedeva un futuro migliore per me i miei quattro fratelli, ho resistito solo tre mesi. Poi non ce l’ho fatta più e ho deciso di tornare da solo a Bologna, dove ci sono i miei amici, diventati la mia famiglia. Mi mancavano loro, il cibo, la città e anche la musica e le serate trascorse nel parco di via Rimesse, dove cantavo sempre. Prima era un hobby, ma adesso che scrivo i testi e la musica, vorrei che diventasse qualcosa di più”.

E così è divenuto: la sua scelta, il suo coraggio sono diventati stimolo e speranza per tanti altri giovani. La consapevolezza di essere stato colpito da una malattia rara e terribilmente invasiva non l’ha abbattuto con il rimpianto di essere ingiustamente una vittima ma gli ha insegnato che talvolta bisogna sapere ricominciare.

L’augurio allora è questo: che come Enrico altri possano trovare la forza per uscire dal proprio sconforto e dalla tristezza, magari facendo volontariato, scegliendo di fare qualcosa di utile agli altri, donando loro speranza e ritrovando così in sé la più nobile motivazione di vita.  

E la frase di oggi è proprio sua…

Nessuno può fermare la tua volontà”  Enrico Abumhere, rapper