Intervista ad un’insegnante di sostegno


1. Quale formazione specifica è richiesta per poter svolgere la professione d’insegnante di sostegno?Ha fatto dei corsi ad hoc?
Per essere insegnante ci vuole la laurea, ma è sufficiente solo per stare in terza fascia, dunque nel precariato.Se l’obiettivo è essere insegnante di sostegno a tutti gli effetti ed avere una certezza lavorativa ci vuole una specializzazione, io ho  conseguito solo i 24 CFU.
2. Quale relazione educativa istaura con i suoi studenti? Come cura l’interazione con la classe nelle sue lezioni?Piu’inclusione o più discriminazione da parte dei compagni?
Tra me e il disabile instauro una relazione basata sulla fiducia e sull’empatia, sono strumenti fondamentali per incentivare un maggiore apprendimento; la comprensione di chi  abbiamo di fronte è importante per creare un rapporto che ci permette poi indirizzare il lavoro al meglio.Lavoro molto anche sull’ inclusione, di solito creo piccoli gruppi di ragazzi ( a turnazione) per svolgere dei lavoretti per lo più laboratoriali insieme ai disabili che seguo e in genere non vedo discriminazione da parte dei ragazzi normodotati verso il disabile, la granparte di essi dimostrano grande sensibilità ed impegno; c’è poi una piccola parte che dimostra diffidenza o imbarazzo.

3. Si è mai sentita abbandonata dalla scuola? Se si, come ha reagito?Le piace il suo lavoro?Quanta passione ci vuole?
Mi sono sentita abbandonata dalla scuola ma non in queste circostanze avendo svolto anche altri ruoli in cui se ne risente molto di più sul lavoro in cui pesano molti aspetti spesso poco chiari, in ambo i casi il peso maggiore è l’incertezza del futuro e c’è poco che si possa fare verso la scuola in se, purtroppo spesso le decisioni vengono da più in alto; in quanto a docente di sostegno spesso purtroppo devo dire che dai colleghi stessi questa figura viene vista come un ruolo di poco conto ma è un problema che ha a che fare con la non conoscenza del ruolo forse.Questo è certamente un lavoro che mi piace e mi appassiona molto, non sarebbe possibile svolgere questo mestiere senza il piacere di farlo; diventa una vera e propria missione

4. Come ha vissuto la didattica in questo periodo di Covid19? Come l’hanno presa il suo/suoi studenti?
Ovviamente a causa della DaD ci sono state delle difficoltà generali per molti docenti e studenti, speravo durasse meno di quanto stia durando, perché la frequenza e la relazione è fondamentale sia per un’intera classe che per un ragazzo disabile che necessita di un contatto vero e proprio e di esperienze concrete, si denotano, infatti molte regressioni e difficoltà nel gestire la questione, soprattutto a casa da parte delle famiglie che sono un po’ lasciate a se stesse; per quanto ci sia l’impegno del docente durante la DaD non sarà mai la stessa cosa della didattica normale, viene a mancare il rapporto diretto con gli insegnanti, coi compagni, con gli ambienti, vengono a mancare una serie di meccanismi di fondamentale importanza.
5. Dimenticavo, la didattica con lo psicologo si trova bene?come si chiama:didattica individuale? 
La didattica assieme ad uno psicologo è fonte di crescita e conoscenza anche per l’insegnante, personalmente si, mi sono trovata bene. #scuola #insegnantedisostegno #relazione Sara Zanon