Considerazioni storiche sui pericoli della propaganda
Rischiamo di perdere le libertà
Noi apprezziamo l’aria e la luce, finché le abbiamo. Per comprenderne l’intrinseco valore bisogna però averle perdute. Ma il giorno in cui le libertà vengono perdute, non si riacquistano facilmente.
La manipolazione di massa e l’assenza di libertà sono tematiche ricorrenti, anche in prossimità di eventi mondiali catastrofici e al riemergere di temi nazionalistici o razziali che parevano ormai accantonati dalla Storia.
Nel secolo scorso decadimento politico e morale hanno prodotto i totalitarismi (fascismo, nazismo e comunismo) che non sono altro che la forma moderna della reazione anti-capitalistica del popolo affranto, dove la borghesia scompare tra i rivoli del mercato “globale” e i populismi dilagano sulle ceneri della crisi.
La crisi economica attuale ricorda da vicino la situazione del 1929 caratterizzata dalla grande crisi economico-finanziaria che iniziò negli Stati Uniti e coinvolse il mondo, così come la pandemia del Covid -19 ricorda l’epidemia detta “influenza spagnola” che ieri come oggi mise l’umanità in ginocchio.
Giambattista Vico parlava di cicli e ricicli della Storia, così la situazione politica italiana produce soggetti “pericolosi”come Adinolfi e Fusaro che ricordano la propaganda di Goebbles e la conseguenziale “banalità del male” della Arendt.
La narrazione di Adinolfi non andrebbe sottovalutata:“Il preservativo non funziona”, “Hitler almeno i disabili li eliminava gratis”, “due padri gay sono un abominio criminale”!
Il rischio è quello di creare un’aura cabarettistica o del folklore, dove questi non ci sono affatto, ma mascherano un disegno ben più complesso.
Adinolfi, fondatore e presidente del Popolo della Famiglia ha promosso una vera e propria crociata con annessa caccia alle streghe:una propaganda che ricorda il nazismo, ma molto altro più in là.
Il nazional-patriottico che cita il Padrino e ammazza un ragazzino indifeso, la falange negazionista o complottista che scende in piazza contro le mascherine e vede il nemico ovunque, quella religioso integralista di Adinolfi, non possono essere viste come un fenomeno transeunte: ciascuna di esse crea una nuova religione e fede, non si limita, come analogamente succedeva nella Germania di Hitler, a penetrare nel subconscio, ma si spinge più a fondo, fino a divenire tutto un nuovo modo di esistere.
Nella Germania di quegli anni permaneva una profonda insicurezza, che spingeva a vedere uomini innocenti, come nemici mortali da eliminare ad ogni costo:soluzione finale!
Le radici di Auschwitz non stanno forse in un passato che non voleva passare? La crisi del ‘29 e la pace di Versailles che vide il popolo tedesco sottomesso agli altri Stati vincitori della prima guerra mondiale non sono le cause del regime? La propaganda che ruolo ha avuto in tutto questo?
Come ha funzionato la propaganda di Goebbles e soprattutto quali analogie si riescono a scorgere con l’attualità descritta poc’anzi?
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici di atteggiamenti primitivi. Parlando agli istinti
più reconditi.
La propaganda di Goebbles, uomo colto, intelligente, freddo, uno dei più importanti gerarchi nazisti prevede 11 punti, attualissimi per le destre negazioniste e complottiste, tra i quali l’identificazione dell’avversario con il nemico, unico responsabile di tutti i mali, sia esso gay, ebreo o disabile che dir si voglia.
Propaganda anche intesa come il trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave, dissimulando le notizie che favoriscono l’avversario.
Questo implica che la capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
Per questo agevola, il costruire argomenti fittizi (fake news) a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
La cosa peggiore è che nel nostro contesto sociale in cui questo genere di propaganda dilaga non abbiamo nessuna ideologia politica. Nessuna ideologia. Nessuna idea degna di questo nome.
Solo ignoranza, parodossalmente sono più rigidi, meno “comprensivi”, meno “umani” dei totalitarismi, ci ritroviamo con una destra becera e rampante forte con i deboli e servile con i forti, i cui modelli e costumi arroganti sono ben interpretati da persone come i già citati Adinolfi o Fusaro.
Secondo Benedetto Croce “il più onesto uomo del mondo contiene in se’ la possibilità della disonestà e del male.”
Figuriamoci se lo si incita all’odio e alla violenza, la banalità del male come ci insegna la Arendt è dietro l’angolo:“né perverso, né sadico”, ma“spaventosamente normale”.
L’agire solo per “incoscienza”, per un distacco dalla realtà malvagia dei propri atti incitato da un sistema corrotto, da leader portatori di odio, andando come fanno gli inetti “dove tira il vento”.
Nel racconto di Arendt, Eichmann ricorda il protagonista de Lo straniero (1942) di Albert Camus, che uccide un uomo per caso ma poi non prova alcun rimorso. Non c’è un’intenzione particolare nel suo gesto o un’ovvia motivazione malvagia; “è successo e basta.”
Capite dunque che i rischi sono elevati, anche che vi sia un ulteriore conflitto mondiale, magari sto ragionando in termini catastrofici, ma la possibilità seppur remota esiste, prestiamo tutti attenzione!