Rubrica Dott.ssa Jenny Santi
Saper spendere i fondi europei e garantire un’informazione responsabile: due temi che potrebbero fare la differenza nel nostro paese
In Italia non si parla d’altro da giorni: cadrà il governo? Conte troverà i voti necessari in Senato? Eppure la mia attenzione, sicuramente condizionata dalla passione per la comunicazione e l’europrogettazione, è attratta più da ciò che non si sta dicendo: per quale motivo è nata davvero quest’ultima crisi politica e il nostro paese sarà capace di spendere i fantasmagorici miliardi provenienti dal recovery fund?
Partiamo da quest’ultimo punto. Il Recovery Fund (per gli italofoni “fondo di recupero”), dopo mesi di dibattito tra i vari paesi dell’Unione Europea, è divenuto lo strumento con cui arginare il devastante impatto del coronavirus sulla nostra economia.
Entro febbraio i singoli governi dovranno elaborare dettagliati piani di spesa nazionali per stabilire progetti di riforme e investimenti da concretizzare con i miliardi che proverranno da tale fondo; per tale fine l’Italia ha definito il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che interesserà 224 miliardi di euro.
Bene, ora vi invito a prendere lettura delle 172 pagine del documento approvato il 13 gennaio dal Consiglio dei Ministri: vi ho trovato termini come transizione ecologica, riforma del sistema tributario, programma di innovazione strategica della pubblica amministrazione, riduzione dei tempi della giustizia… certamente buoni propositi più che condivisibili, ma troppo astratti e senza riferimenti dettagliati che possano far comprendere come nel concreto si dovranno poi trasformare in investimenti, innovazione, sostegni ad aziende e famiglie, per consentire una reale ripresa economica.
È solo il mio umile parere? Non proprio, dal momento che a pensarlo è anche Daniel Gros, economista tedesco e direttore del Center for European Policy Studies (Ceps). “Contiene buone intenzioni ma mancano i dettagli” ha sostenuto Gros commentando il piano italiano per la ripresa e la resilienza e ha aggiunto: “Attenti: l’Italia può fallire sul Recovery fund, ho sempre detto che ha sprecato la maggior parte dei fondi strutturali che ha avuto dall’Ue”.
Una preoccupazione più che fondata se si pensa che i fondi strutturali, che sono il principale serbatoio con cui l’Unione Europea redistribuisce i soldi che riceve da ogni stato e che sono destinati allo sviluppo e alla coesione degli stati europei, tradizionalmente non riescono ad essere spesi dal nostro Paese. Per intenderci l’Italia, su 75 miliardi di euro stanziati a suo favore dal bilancio europeo 2014-2020, ne ha programmati 54 miliardi con progetti pari al 73% del totale e spesi solo 26 miliardi, pari al 35% del totale (peggio fanno solo Romania e Spagna). Tra i tanti motivi l’iniziale programmazione poco dettagliata da parte del governo, la difficoltà delle singole regioni di emanare bandi e degli enti locali di assegnare appalti e controllare lo stato di avanzamento lavori. Per esperienza vi dico che i piccoli comuni (il 69,5% di tutti i comuni d’Italia) rinunciano spesso a partecipare ai bandi per la complessità delle relative procedure e talvolta anche per la difficoltà nella rendicontazione finale.
E ora veniamo al secondo tema di riflessione: quando ho sentito che Renzi stava causando una crisi di governo ho cercato di comprenderne il motivo e pensavo che sarebbe bastato ascoltare un qualunque tg, che avrebbe di certo riportato i diversi pareri politici in merito. Ebbene così non è stato: in 30 minuti di telegiornale sulla rete di stato sono stati intervistati i capi di tutti i partiti, tranne il leader di Italia Viva. Ho così cercato in rete dichiarazioni di Renzi in cui spiegava la sua critica al governo: ebbene, oltre all’accusa di aver sovracaricato Domenico Arcuri di incarichi (oltre ad essere “Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19” Arcuri, che è amministratore delegato di Invitalia dal 2007, si sta occupando di gestire la crisi dell’acciaieria pugliese ex ILVA), critica la proposta del presidente Conte di creare una «cabina di regia», composta da presidenza del Consiglio, dal ministro dell’Economia e da quello dello Sviluppo economico, affiancati da manager che a loro volta avrebbero dovuto sovrintendere a dei «tecnici»… in pratica una struttura parallela che, anziché snellire l’iter di realizzazione dei progetti, si sarebbe sovrapposta ai ministeri esistenti.
Mi ha sorpreso come tale critica non abbia quasi trovato spazio sui media, che hanno preferito enfatizzare la diatriba tra chi è legato alla poltrona e chi vuole andare al voto, tra chi ha causato la crisi e chi vuole salvare il governo a tutti i costi, senza porre attenzione a come, indipendentemente da chi continuerà a governare, permane l’indispensabile necessità di competenza e concretezza per la stesura di un piano di investimenti che può davvero fare la differenza, creando sviluppo e nuovi posti di lavoro in un paese che non è mai uscito del tutto dalla decennale crisi economica che il covid ha drammaticamente acuito.
Purtroppo, visto il negativo storico sull’utilizzo dei fondi europei, il rischio di non saper spendere il ricco recovery fund è drammaticamente fondato. E allora non si può perdere questa importante opportunità: si inizi a condividere il piano con i migliori esponenti di tutte le forze politiche, si coinvolgano i grandi economisti, tutte le associazioni di categoria e ci si confronti con le regioni, le province e i comuni che conoscono le criticità e le potenzialità dei propri territori. Solo così il PNRR sarà davvero un piano nazionale e di concreta ripresa, solo così tutte le parti sociali potranno contribuire alla redazione del piano di sviluppo economico più importante dal dopoguerra e che potrà confermare l’Italia tra le maggiori potenze del mondo.
PS per chi volesse sapere di più sui fondi strutturali europei ecco il sito
Ed ora la frase di oggi
La competenza professionale non è soltanto una condizione di prestigio, ma anche una questione di onestà.
(Gaston Courtois)
Pandemia e vaccini, tra acronimi e sovrainformazione
Cari amici,
in questi mesi sono stati centinaia i messaggi ricevuti da amici e conoscenti che mi chiedevano chiarimenti sulla pandemia in corso, su cosa prevedessero i numerosi decreti che si sono susseguiti, ma anche il significato di sigle come AIFA, EMA, ISS, DPCM, indice RT…
Si tratta di temi iper-trattati, ossia su cui leggiamo e ascoltiamo un’innumerevole quantità di dati ed informazioni (spesso anche in contraddizione), con la conseguenza che, dopo la visione di centinaia di tg, quotidiani e post sui social, ci permangono ancora più dubbi…
Ecco che allora vorrei chiarire con voi alcuni concetti base e fornirvi alcuni siti facilmente consultabili per poter poi leggere con più obiettività e senso critico le tante notizie da cui siamo assaliti quotidianamente.
Innanzitutto la sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2 (SARS-CoV-2) è il nome dato al nuovo coronavirus identificato alla fine del 2019, mentre COVID-19 è invece il nome dato alla malattia associata al virus.
SARS-CoV-2 è quindi un nuovo ceppo di coronavirus che non era stato precedentemente identificato nell’uomo, e su di esso permangono purtroppo ancora quesiti senza risposta: da dove proviene esattamente? In caso di ulteriori e future mutazioni del virus, il vaccino sarà comunque efficace? Avere preso il coronavirus per quanto tempo rende immuni?
Sul sito del Ministero della Salute http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?area=nuovoCoronavirus&id=5351&lingua=italiano&menu=vuoto
vengono messe a disposizione le seguenti informazioni sulla base di dati raccolti quotidianamente:
gli “attualmente positivi”: totale delle persone attualmente positive sia ospedalizzate che in isolamento domiciliare, a livello nazionale, regionale e provinciale;
i “guariti”: totale delle persone clinicamente guarite;
i “deceduti”: persone decedute positive al Covid in attesa di verifica dell’ISS (=Istituto Superiore di Sanità);
i “totale positivi”: totale delle persone risultate positive da inizio pandemia;
“l’andamento nazionale”: grafico che riporta la tendenza italiana degli attuali positivi, dei guariti e dei deceduti, facilmente consultabile nella mappa interattiva (dashboard) https://opendatadpc.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/b0c68bce2cce478eaac82fe38d4138b1
Inoltre sul sito https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/ vengono comunicati i dati sul numero di persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino dal 27 dicembre 2020 in poi in ogni regione. A tal proposito è importante sapere che la copertura si ottiene però solo dopo 1 o 2 settimane – a seconda del tipo di vaccino – dalla seconda somministrazione, che avviene a distanza di almeno 21 giorni dalla prima.
Ed ecco qualche informazione utile sui vaccini, che vengono attualmente prodotti da diverse aziende farmaceutiche di tutto il mondo e che nei paesi dell’Unione Europea vengono distribuiti in ciascuna nazione solo dopo l’approvazione da parte dell’EMA (European Medicines Agency = Agenzia europea dei medicinali).
Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 19 nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente su SARSCoV-2, il virus responsabile di COVID-19; il vaccino non contiene il virus e non può provocare la malattia, bensì consente la copertura da essa nel 95% dei casi.
L’obiettivo della campagna di vaccinazione è raggiungere al più presto la cosiddetta “immunità di gregge”: ossia quel livello di copertura vaccinale considerato sufficiente all’interno della popolazione per considerare al sicuro anche le persone non vaccinate.
La campagna prevede che i vaccini saranno offerti gratuitamente a tutta la popolazione secondo l’ordine di priorità approvato il 2 dicembre 2019 dal parlamento italiano:
1- personale sanitario e socio-sanitario
2 – ospiti e personale dei presidi residenziali per anziani
3 – persone che hanno dagli 80 anni in su
4 – persone che hanno dai 60 ai 79 anni
5 – persone di ogni età che soffrono di più di una patologia cronica pregressa, immunodeficienze e o disabilità.
E quanto ai più giovani?
Comirnatu (Pfizer/Biontech) e Moderna, i vaccini al momento approvati da EMA, non sono attualmente raccomandati per i bambini di età inferiore, rispettivamente, a 16 e 18 anni. Infatti l’agenzia europea, così come le altre agenzie internazionali, attendono ulteriori studi per poter autorizzare la vaccinazione sulla popolazione pediatrica.
Non vi sono inoltre ancora dati disponibili sulla sicurezza dei vaccini covid-19 durante l’allattamento al seno: si consiglia alle neo mamme di confrontarsi con il proprio medico quando verranno contattate per effettuare il vaccino per fare una valutazione personalizzata.
E se chi è stato vaccinato dovesse avere qualche reazione? In questo caso è importante comunicarlo al proprio medico di famiglia, alla ASL di appartenenza, oppure utilizzando i moduli pubblicati sul sito AIFA:
https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse (selezionare “Scheda per cittadino”).
AIFA è l’agenzia italiana del farmaco, che si è dotata di un comitato scientifico per approfondire studi post-autorizzativi sui vaccini COVID-19.
E, infine, quanto dura la protezione indotta dal vaccino?
La durata purtroppo non è ancora definita con certezza, perché il periodo di osservazione è stato di pochi mesi; ma le conoscenze su altri tipi di coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi.
Ammetto che non mi è stato facile reperire tale informazione, trovando in merito molti testi lacunosi: il dato sulla durata della protezione che vi ho riportato è pubblicato sul sito della Fondazione Veronesi.
A tal proposito, tra le tante notizie in cui volenti o nolenti ci imbattiamo quotidianamente, vi invito a preferire quelle provenienti da fonti scientifiche e istituzionali… e questo vale per qualunque notizia!
E ora non rimane che affrontare l’Italia dei colori…
La suddivisione tra regioni rosse, arancioni e gialle dipende da 21 parametri: ossia criteri che sono stati individuati dal Comitato tecnico scientifico e dal Ministero della Salute e che vengono esaminati ogni settimana. Tali indicatori sono raggruppati in tre gruppi.
Il primo valuta la capacità di raccolta dati di ciascuna Regione (ad esempio il numero dei casi sintomatici, le Rsa con almeno una criticità riscontrata).
ll secondo gruppo si riferisce alla capacità di testare tutti i casi sospetti e di garantire adeguate risorse per il tracciamento del contatto, l’isolamento e la quarantena.
Il terzo gruppo riguarda la tenuta del sistema sanitario: la pressione sugli ospedali, il numero di nuovi focolai, il numero di accessi al pronto soccorso per Coronavirus (non dovrebbe andare oltre il 50%), il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva (la soglia di allerta è il 30%), il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti “normali” (soglia di allerta al 40%) e l’indice RT (l’indicatore che misura la velocità di trasmissione del contagio).
Il frequente contrasto tra ministero e regioni nasce dall’accusa di queste ultime di utilizzare nella scelta del colore dati non aggiornati e di non valutare adeguatamente la percentuale di incidenza dei contagiati sull’intera popolazione.
So bene quanto sia complesso interpretare i vari decreti che si susseguono e comprendere ciò che si può e non si può fare a seconda del colore della propria zona, ed è per questo che, tra le tante informazioni disponibili in rete, vi suggerisco https://covidzone.info/ È un’app di facile lettura per avere informazioni utili sul colore della propria regione, sugli ultimi DPCM (= decreto del presidente del consiglio dei ministri), sui moduli da scaricare per l’autocertificazione.
E ora qualche consiglio pratico: oltre all’immancabile mascherina, al distanziamento di almeno 1 metro da chi non convive con noi e al frequente lavaggio delle mani, è sempre utile avere uno spruzzino in cui inserire 7 parti di alcool e 3 di acqua: io lo uso per igienizzare i contenitori dei rifiuti svuotati dagli operatori, la cassetta della posta, le maniglie delle porte d’ingresso…
Dimenticavo: al momento lo stato di emergenza in Italia è stato prorogato fino al 30 Aprile 2021.
E ora la citazione di oggi…
“Esiste un’unica forma di contagio che si trasmette più rapidamente di un virus. Ed è la paura“
Dan Brown, autore del romanzo Inferno
Una rubrica per conoscere, approfondire e confrontarsi
Cari amici,
questo sarà uno spazio in cui affrontare ogni giorno temi di attualità, scoprire notizie che raramente vengono pubblicizzate sui media, approfondire argomenti che potrete propormi anche voi, scrivendomi all’email rapportistituzionali@ailaorsatti.it
Vi aspetto a partire dal 18 gennaio 2021 e ogni giorno scopriremo una citazione assieme…
Un abbraccio
Jenny
“Nel vero dialogo, entrambe le parti sono disposte a cambiare“ (Thich Nhat Hanh, monaco buddista, poeta e attivista vietnamita per la pace)
Curriculum vitae di Jenny Santi – delegata ai Rapporti Istituzionali per AILA

Jenny Santi – delegata ai Rapporti Istituzionali per AILA
Dopo la maturità classica presso il liceo di Varese, si laurea con 110 e lode in Comunicazione istituzionale e
d’impresa presso l’Università degli Studi di Trieste.
Lavora in Italia nel marketing, nell’editoria e nell’organizzazione di training per la formazione interna
all’azienda, poi in Svizzera nelle risorse umane.
Sposatasi e divenuta mamma di due bambine, consegue un master in europrogettazione presso il Centro
Ricerche e Studi Europei di Milano , aprendo un’attività di consulenza per la stesura di progetti finanziati da
fondazioni, Regioni, Ministeri e Unione Europea.
È stata sindaco del Comune di Porto Ceresio (Va) dal 2016 al 2020, promuovendo diversi progetti italo-
svizzeri e collaborando a tavoli di lavoro in ambito ambientale, turistico e sulla mobilità sostenibile; è stata
inoltre membro della Commissione socio-sanitaria della Comunità Montana del Piambello. Durante il suo
mandato, grazie alla collaborazione con AUS Niguarda, realizza un progetto di accessibilità sul territorio
comunale e di sensibilizzazione alla disabilità presso la scuola secondaria di primo grado.
È presidente di Aime Turismo.